Home Interviste Dalle biomasse i mangimi di domani, ma solo nel rispetto della sicurezza...

Dalle biomasse i mangimi di domani, ma solo nel rispetto della sicurezza e della qualità

456
0

Innovazione in agricoltura e zootecnia, allevamenti sostenibili ed efficienza produttiva. La parola a Marcello Mele, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa.

Il tema della sostenibilità degli allevamenti è uno dei principali argomenti di dibattito nazionale e internazionale: quali sono le linee di ricerca più promettenti per migliorare l’efficienza della zootecnia italiana?
La sostenibilità degli allevamenti deve essere declinata sicuramente sia dal punto di vista ambientale, per garantire che i sistemi produttivi non depauperino le risorse primarie e garantiscano il mantenimento degli agroecosistemi e del paesaggio, sia dal punto di vista della sostenibilità economica degli stessi sistemi. Gli allevamenti, infatti, sono attività produttive e, come tali, devono garantire un reddito equo agli allevatori. Solo così è possibile ottenere livelli produttivi in grado di sostenere le nostre produzioni tipiche e, al contempo, mantenere sul territorio dei presidi per la gestione dell’agroecosistema. Migliorare l’efficienza produttiva degli allevamenti è ritenuto uno dei sistemi più efficaci per centrare gli obiettivi sopra ricordati o, per usare un’espressione molto in voga, “per produrre di più con meno”. Tradotto in termini pratici, questo significa impiegare al meglio ogni singola risorsa introdotta nel sistema produttivo evitando ogni tipo di spreco e cercando di ottimizzare tutti i processi. Questi aspetti sono riassumibili nella definizione anglosassone di “precision farming”. In termini di miglioramento genetico questo vuol dire, ad esempio, selezionare per linee genetiche in grado di produrre al meglio nelle condizioni di allevamento che si stanno delineando in funzione dei cambiamenti climatici e, pertanto, siano più resilienti. Tale approccio consente di utilizzare meno animali per garantire le produzioni primarie, con benefici sia di tipo economico sia di natura ambientale. Per quanto riguarda l’alimentazione, è fondamentale bilanciare con estrema precisione la quantità di nutrienti necessaria al rispetto dei fabbisogni degli animali, per evitare sprechi che aumenterebbero il livello di escrezione di alcuni nutrienti nell’ambiente. Inoltre sono allo studio diverse strategie alimentari in grado di mitigare le emissioni di metano da parte dei ruminanti. Infine, l’applicazione dei principi della bioeconomia potrà fornire interessanti margini di miglioramento della redditività delle aziende zootecniche. L’utilizzo delle biomasse che residuano dall’industria agroalimentare e, soprattutto, l’estrazione di molecole bioattive in esse contenute ai fini della realizzazione di mangimi funzionali, rappresentano due aspetti di grande interesse per il settore mangimistico. Per raggiungere tale obiettivo, tuttavia, il nostro Paese ha bisogno di scommettere sull’innovazione in agricoltura, l’unica leva in grado di valorizzare la nostra tradizione produttiva di qualità in chiave moderna, e sulla formazione di una generazione di tecnici in grado di fornire un adeguato supporto alle aziende che vogliono innovare.

Alimentazione e benessere animale: in che modo è possibile garantire una crescita armoniosa dell’animale?
Per l’animale, come per l’uomo, la corretta alimentazione è un prerequisito per raggiungere uno stato psico-fisico ottimale. In primo luogo è necessario garantire che tutti gli alimenti siano sani, e su questo aspetto abbiamo una legislazione e un sistema di controlli che offrono numerose garanzie sia agli allevatori sia ai consumatori finali. Nel campo della nutrizione e alimentazione animale sono state sviluppate conoscenze sempre più approfondite sui fabbisogni delle diverse specie di animali domestici che hanno dato origine a modelli anche molto sofisticati e che raggiungono livelli di precisione elevati. Questi aspetti sono già requisiti imprescindibili per garantire una crescita e uno sviluppo armonico ed equilibrato degli animali. Inoltre, anche nel mondo dell’alimentazione animale sono cresciute le evidenze che alcune molecole possono svolgere ruoli che vanno ben al di là della funzione nutritiva e che sono quindi in grado di regolare aspetti chiave del metabolismo, anche interagendo con l’espressione genica. Da qui l’interesse per tutte quelle molecole di diversa natura chimica (polifenoli, vitamine liposolubili, acidi grassi, catechine, ecc.) che residuano nelle biomasse contenute nei co-prodotti dell’industria agro-alimentare e che spesso vengono distrutte in processi di generazione di energia o perse nelle operazioni di stoccaggio e smaltimento delle biomasse. La qualità degli ingredienti della razione è quindi fondamentale, siano essi rappresentate da materie prime agricole siano essi co-prodotti o sottoprodotti dell’industria agro-alimentare.

I nuovi mangimi arriveranno dai sottoprodotti delle imprese del settore alimentare?
Gli allevamenti animali sono spesso considerati come la via più semplice per riutilizzare biomasse di scarto, ma questo deve avvenire con un’attenzione particolare alla sanità e alla qualità di tali biomasse. E’ necessario approntare dei sistemi logistici che garantiscano la corretta gestione dei sottoprodotti e dei co-prodotti dell’industria agroalimentare affinché tali biomasse mantengano inalterate sia le caratteristiche nutrizionali sia il contenuto di molecole bioattive che spesso è molto elevato. Solo così, inoltre, è anche possibile garantire la massima salubrità dei processi. Se si riuscirà a garantire tutto questo saranno molti i benefici che potranno scaturire, sia di tipo economico sia di tipo ambientale. Trasformare il residuo di una filiera (che spesso rappresenta un problema e una possibile fonte di inquinamento) in una risorsa di un’altra filiera è un modo molto efficace di applicare i principi della bioeconomia. Questo, inoltre, rappresenta una chiave di lettura anche per contribuire a risolvere i problemi di sicurezza alimentare previsti per i prossimi decenni. Da più parti, infatti, è stata posta l’attenzione sulla competizione tra uomo e animali domestici per l’accesso al cibo, facendo emergere, accanto ai problemi di natura ecologica ed ambientale, anche perplessità di tipo etico. In questo contesto gli erbivori ruminanti potrebbero trovare una collocazione ottimale come sistemi di produzione di nutrienti nobili per l’uomo utilizzando risorse non in competizione con l’alimentazione umana, come, per l’appunto, i co-prodotti e i sottoprodotti dell’industria agro-alimentare. Per raggiungere tale obiettivo, tuttavia, è necessario che l’industria agro-alimentare e quella mangimistica sviluppino sforzi comuni per creare un sistema in grado di gestire stoccaggio, trasporto e disponibilità delle biomasse. Il settore della bioeconomia è in rapida ascesa in Europa e deve essere adeguatamente sostenuto anche in Italia per favorire lo sviluppo delle attività prima esposte.

Alimentazione zootecnica made in Italy, cosa la rende un settore di qualità?
In estrema sintesi i seguenti fattori: selezione accurata delle materie prime sia dal punto di vista nutrizionale sia in termini sanitari e un ottimo sistema di controlli istituzionali che vigila sul rispetto delle normative nazionali e comunitarie. Questi due aspetti contribuiscono in maniera sostanziale a garantire un ottimale equilibrio psico-fisico degli animali, che, a sua volta, è il prerequisito per ottenere produzioni di qualità.

Gli insetti potranno rappresentare un’efficiente fonte di proteine in futuro?
E’ innegabile che il problema delle fonti proteiche per l’alimentazione animale sia una delle priorità da risolvere per tutti i comparti zootecnici. L’uso massiccio di farina di estrazione di soia, la fonte proteica per eccellenza, è una pratica i cui limiti di sostenibilità ambientale sono sempre più evidenti. Da più parti, quindi, si chiede di trovare fonti proteiche alternative che abbiano caratteristiche di sostenibilità adeguate. Le farine di insetti sembrano essere promettenti, soprattutto per quelle specie che anche in natura si cibano di insetti come, avicoli, pesci e, in misura minore, suini. Qualche perplessità in più resta per i ruminanti che, per altro, sono molto legati alla disponibilità di proteina microbica di origine ruminale e per i quali il valore biologico della proteina alimentare comincia a rivestire un ruolo importante solo a livelli produttivi molto elevati. Ad ogni modo, prima che le farine di insetti possano fare il loro ingresso in maniera massiccia nelle filiere zootecniche, è necessario sviluppare una serie di conoscenze di base, ad oggi, sono solo parzialmente disponibili, sul loro valore biologico, sulla loro digeribilità e sulla loro interazione con gli altri alimenti della dieta. Inoltre, un aspetto molto importante da approfondire riguarda l’impatto sull’ambiente e sull’equilibrio ecologico delle fabbriche di insetti (veri e propri allevamenti intensivi). Alcune specie utilizzate, infatti, sono anche fastidiosi parassiti per l’uomo e per gli animali, i livelli di sicurezza delle fabbriche di insetti dovrà pertanto essere molto rigoroso. Altrettanto rigoroso dovrà essere il controllo igienico sanitario dei substrati di crescita (spesso costituiti da sostanza organica in decomposizione) e delle biomasse che scaturiscono dall’allevamento degli insetti, per scongiurare la diffusione di eventuali nuove patologie.

Foto: © branex – Fotolia.com

Vito Miraglia