Presidente La Via, la proposta di modifica del reg. 1829/2003 ha portato grande tensione nel mondo dell’agroalimentare europeo. Lei come valuta la proposta di modifica?
Il 22 aprile 2015 la Commissione europea ha presentato una nuova proposta di regolamento che consente agli Stati membri di limitare o vietare l’uso di alimenti e mangimi geneticamente modificati sul loro territorio. In quanto Presidente della Commissione Ambiente, sono stato nominato relatore per il Parlamento europeo e abbiamo iniziato l’iter di esame della proposta, che desta più di una perplessità. Tutti i gruppi politici sono, infatti, orientati a rigettare la proposta della Commissione, seppur per motivi diversi, che vanno dalle conseguenze sul mercato interno e la reintroduzione di controlli alle frontiere, alla contrarietà di principio agli Ogm. Personalmente ritengo a priori un problema la mancanza di una valutazione di impatto, relativa alle conseguenze della proposta, e il fatto di non avere avuto modo di valutare le altre possibilità di regolamentazione.
Quali sarebbero le conseguenza per l’economia alimentare continentale, se la proposta dovesse essere approvata?
Il tema degli Ogmsuscita un acceso dibattito principalmente sulle possibili conseguenze per la salute umana. E questa occasione potrebbe essere utile proprio per informare l’opinione pubblica su questo tema. Al momento non sono chiare le conseguenze dell’applicazione della proposta, ma certamente si creerebbero dei problemi sulla libera circolazione di merci, perché dovrebbero reintrodursi dei controlli al fine di evitare la circolazione dei prodotti OGM negli Stati membri che (eventualmente) ne vieteranno l’uso. A ciò aggiungo i problemi per il settore agricolo zootecnico, che deve fare i conti con una sempre più crescente richiesta di proteine vegetali. Oggi l’Europa è deficitaria di proteine ed importa notevoli quantità da Paesi terzi. Se entrasse in vigore il divieto in alcuni Stati membri, allora correremmo il rischio di creare una zootecnia di serie A e una di serie B.
E per l’Italia, in particolare?
Partendo dal presupposto che il nostro “made in Italy” debba essere tutelato e valorizzato, non possiamo non considerare che dobbiamo fare i conti con una richiesta di cibo che cresce vertiginosamente e che siamo certi che non saremo in grado di soddisfare con le sole risorse naturali. E ad oggi la scienza non ha prove sufficienti per considerare gli Ogm dannosi per la salute umana.
Nelle pagine della proposta di modifica c’è un elemento che spesso viene poco valorizzato: il definitivo riconoscimento del ruolo dell’Efsa nel processo di autorizzazione per l’introduzione di materie prime Ogm. Si tratta secondo lei di un decisivo passo per la semplificazione normativa di tale materia?
Quando un operatore industriale presenta la domanda, l’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare, effettua una valutazione del rischio nel settore alimentare entro un termine di 6 mesi. Basandosi sulla valutazione del rischio realizzata dall’Efsa, la Commissione europea redige un progetto di decisione accogliendo o respingendo la domanda entro un termine di 3 mesi, dando poi vita ad un’autorizzazione di immissione sul mercato che ha una durata, rinnovabile, di 10 anni. Un accentuato ruolo dell’Efsa va nella direzione di un approccio scientifico più marcato, in un tema così delicato per la salute, e pertanto non può che essere accolto favorevolmente.
La Commissione, che lei presiede, si occupa di ambiente e salute. E sulle colture geneticamente modificate si parla spesso di pericoli per l’ambiente e la salute umana. Quali sono gli elementi scientifici a disposizione della Commissione: esistono veramente tali pericoli?
Ad oggi, come detto poco fa, non ci sono prove sufficienti per dimostrare che il consumo di cibi Ogm possa avere delle conseguenze sulla salute umana e per l’ambiente. L’Efsa e il mondo scientifico continuano il lorio lavoro di ricerca, ma noi, nel frattempo dobbiamo legiferare e lo facciamo sulla base del principio di precauzione, tutelando i consumatori informandoli e rendendoli sempre più coscienti di ciò che mangiano. E’ chiaro che dobbiamo tutelare anche i nostri agricoltori. Non possiamo rischiare di far chiudere le nostre aziende zootecniche e non possiamo permettere che le nostre aziende produttrici di foraggere vengano affossate dalle grandi realtà produttive nelle quali è consentita la coltivazione degli Ogm.
Sicurezza alimentare: quali sono le sfide da vincere per garantire ai cittadini europei cibo sicuro e di qualità?
L’Europa ha fatto già tanto per garantire sicurezza alimentare per tutti i cittadini europei, e può contare sugli standard di sicurezza più elevati in assoluto.
Abbiamo lavorato sulla tracciabilità, sull’etichettatura e continuiamo su questa direzione, perché crediamo che la tutela dei consumatori europei sia una priorità che questo europarlamento deve perseguire.
Progresso scientifico e avanzamento tecnologico: servono investimenti e velocità normativa. L’Europa, vista dal suo punto di osservazione interno, è pronta al confronto con le altre grandi nazioni del mondo?
L’Europa mostra di essere più competitiva con le grandi nazioni del mondo. Negli ultimi anni abbiamo investito somme sempre crescenti per il progresso scientifico e tecnologico. Horizon 2020 ne è la dimostrazione, questo perché sappiamo che non può esserci sviluppo e crescita se non si investe in tecnologia e innovazione. Anche se dobbiamo fare di più. L’agricoltura è senza dubbio uno dei settori nei quali l’Europa punta già da tempo. La Politica Agricola Comune destina somme sempre cospicue per lo sviluppo di nuove tecnologie che, associate alle nostre qualità, potrebbero garantire un successo non indifferente. Sono certo che gli investimenti in tali settori, associati a buone pratiche agricole rispettose per l’ambiente, possano rappresentare una grande opportunità per raggiungere un ruolo di leadership nell’agroalimentare internazionale.
Salvatore Patriarca