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“Senza Ogm l’Italia sta perdendo terreno”

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Dagli scontri ideologici sugli ogm alla riforma del Senato. Il tema delle biotecnologie si intreccia con quello dello sviluppo economico del Paese e con l’importanza che l’economia della conoscenza deve avere per quella reale. Punti su cui si sofferma Gilberto Corbellini, professore di Storia della Medicina de La Sapienza – Università di Roma e animatore di Salmone.org, piattaforma scientifica dedicata al dibattito sugli ogm nel mondo e in Italia. Professore, partiamo dall’appello firmato da scienziati e ricercatori italiani di fama mondiale, tra cui Elena Cattaneo, Edoardo Boncinelli, Alberto Mantovani, Giacomo Rizzolatti, nonché dal direttore di Aifa Luca Pani, e dai più noti e conosciuti genetisti di piante (Morgante, Costantino, Morelli, Defez e altri) per fare nuovamente chiarezza sul tema degli organismi geneticamente modificati.

 

Cosa si dice in quella lettera?

Il testo della lettera è leggibile sul sito Salmone.org ed è un sereno invito alle autorità politiche e istituzionali del Paese a rispettare i fatti, evitando di dire cose non vere in merito alle ragioni per cui in Italia è vietato fare ricerca sugli ogm e coltivarli. Nel senso che i motivi non sono di certo la prudenza nell’uso di innovazioni che abbiano dimostrato di comportare rischi per la sicurezza alimentare, sanitaria o ambientale. Si tratta di piante che sono coltivate da 17 milioni di agricoltori nel mondo, su una superficie di 180 milioni di ettari. I cittadini nordamericani mangiano alimenti derivati da ogm da due decenni e se interroghiamo la banca dati dei Centers for Disease Control scopriamo che in questi venti anni non c’è stato un solo – dico uno! – caso di intossicazione alimentare o danno sanitario, diretto o indiretto, riconducibile al contatto con piante ogm; mentre sono migliaia ogni anno i casi di intossicazioni alimentari (sempre certificati dai CDC) riconducibili al consumo di alimenti derivati da agricoltura biologica (organic farming). Per non dire del fatto che sempre in NordAmerica l’impatto ecologico dell’agricoltura, in termini di inquinamento, è stato ridotto grazie all’uso di ogm. E ci sono anche le prove sperimentali, prodotte da decine di laboratori pubblici europei attraverso ricerche finanziate con le nostre tasse, che si tratta di metodi di miglioramento genetico di piante e animali altrettanto sicuri di quelli tradizionali, nel senso che i prodotti così ottenuti sono molto più controllati e monitorabili di quelli usati tradizionalmente. Anche circa la loro inutilità o irrilevanza per l’agricoltura italiana, si tratta di una giustificazione non vera, perché l’Italia importa materie prime derivate da ogm, che sono usate perché di qualità superiore e servono ad alimentare la filiera dei prodotti tipici. Il mais o la soia ogm importanti con cui si producono questi mangimi potrebbero essere coltivati anche gli agricoltori italiani, che invece devono svendere il loro mais, ad esempio, per fare biocarburante, dato che il prodotto italiano è di qualità scadente.

 

I numeri e le prove contro i cavilli legislativi. E poi la burocrazia nazionale che per paradosso inverte i ruoli con quella europea dell’Efsa: una blocca, l’altra approva. Torsioni e ritorsioni ideologiche di cui Assalzoo aveva già anticipato le scorrettezza “giuridica” prima che l’Efsa si pronunciasse sul tema. Ma allora, secondo lei, cosa serve al Paese adesso per fare un salto in avanti rispetto a questa logica divisiva?

Servirebbe pragmatismo nell’interesse generale, cioè del Paese. Mentre, purtroppo, il pragmatismo viene praticato a vantaggio esclusivo di interessi particolari, che sono poi quelli dei dirigenti di Coldiretti, e poi di Coop, Eataly, Barilla, Slow Food. Vale a dire di un mercato che si alimenta di illusioni e superstizioni e che al momento è conveniente per chi riesce a vendere prodotti falsamente dichiarati migliori e più sostenibili, che interessa dal 3 al 5% della produzione. Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché, in Italia, a dettare le regole e a fare i conti nelle case degli agricoltori devono essere delle organizzazioni con interessi privati, come è Coldiretti, o dei cartelli di distribuzione o di preparazione del cibo? Di fatto usano l’argomento ogm – cioè un’innovazione tecnologica che tra una generazione sarà ubiquitaria, per cui a nessuno importerà niente che qualcosa sia ogm o meno, con benefici facilmente prevedibili per tutti – come strumento per fare della pubblicità, affermando scorrettamente che non ci sono tracce di ogm nei prodotti tipici italiani. Quello che sta accadendo è che in questo Paese esiste un cartello di interessi economici che grazie alle protezioni politiche sta spremendo il più possibile profitto qui e ora, facendo pagare di più il cibo e impedendo lo sviluppo dell’agricoltura italiana a livelli complessivamente competitivi, nell’indifferenza generale per il futuro economico e sociale del Paese.

 

A proposito della stagione di riforme che sembra profilarsi, in una lettera a la Repubblica firmata da lei e dalla senatrice a vita Elena Cattaneo e successivamente in altri interventi sui media avete proposto nuovi spunti per il dibattito e un’interessante ipotesi a proposito del Senato che verrà. Ce la può sintetizzare?

È una proposta nata da discussioni con la senatrice Cattaneo e Armando Massarenti che dirige il supplemento culturale domenicale del Sole24Ore. Guardando a quali sono state le diverse strategie di riforma delle camere alte nel mondo, nei decenni recenti, abbiamo visto che queste puntavano a dare più efficienza alle decisioni politiche creando delle condizioni che migliorassero l’uso delle informazioni e delle conoscenze nei processi di produzione e controllo sul funzionamento delle leggi. Noi pensiamo – e il caso ogm così come diversi altri errori che sono stati fatti lo conferma – che i politici e i funzionari statali sottoutilizzino le conoscenze e le competenze scientifiche e tecniche oggi disponibili per prendere decisioni che promuovano davvero l’interesse generale. Per questo abbiamo proposto che un certo numero di senatori, da 10 a 20 – ma possono essere anche deputati se si pensa che così si otterranno migliori risultati – siano selezionati, oggi si dice “meritocraticamente” per supportare dall’interno il lavoro di analisi scientifica e tecnica dei problemi su cui le istituzioni si trovano a definire criteri d’azione pubblica. Penso che l’attuale classe politica italiana abbia la responsabilità di trovare soluzioni alte per tirar fuori il Paese dall’impasse economico e sociale in cui si trova. La proposta di un’infusione di competenze nelle istituzione politiche è anche un modo per cercare di de-ideologizzare e qualificare meglio, anche sul piano dello stile, la discussione politica.

 

Continuiamo a leggere sui media tutto e il suo contrario. Lo studio Seralini, ad esempio, ha tenuto banco per mesi, per poi essere sconfessato dall’editore che lo aveva pubblicato. Cosa sta perdendo l’Italia con lo stop agli ogm e alla ricerca sugli ogm?

Purtroppo sta perdendo molto. Anzi ha già perso moltissimo. Per esempio ha raso al suolo una tradizione di genetica agraria di rilevanza internazionale, che partendo da Strampelli e passando per Francesco Amato e Giantommaso Scarascia Mugnozza, nella seconda metà degli anni Ottanta era pronta a sfruttare lo straordinario potenziale delle biotecnologie applicate alle piante e al rilancio dell’agricoltura italiana – eventualmente la classe politica fosse stata in grado di cogliere l’opportunità. Dobbiamo ringraziare per questo i ministri delle politiche agricole da Pecoraro Scanio in poi, senza dimenticare Coldiretti, che nonostante la scomparsa di Bonomi non ha smesso di dettare l’agenda della politica agricola ai governi. Uno spettacolo desolante: e poi i politici italiani hanno il coraggio di rivendicare l’autonomia della politica! In Italia esistono le condizioni per far convivere l’agricoltura biologica con quella biotech, come accade per esempio in California con reciproci vantaggi, e soprattutto con straordinari guadagni di benessere per tutti noi cittadini italiani. Invece si fanno leggi e decreti incostituzionali pur di assecondare superstizioni e interessi privati di una minoranza, si spreca l’occasione di Expo2015, si mette a rischio la sicurezza nel prossimo futuro di accesso ad alimenti economici e a una dieta varia per i dieci milioni italiani che vivono in povertà.

 

Foto: © carballo_Fotolia

co.col.