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Il ministro De Girolamo: “Lavoriamo per lo sviluppo, dall’Europa una spinta per l’innovazione”

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Il ministro De Girolamo:
“Lavoriamo per lo sviluppo,
dall’Europa una spinta per
l’innovazione”
 
di Cosimo Colasanto
Redazione
 
Intervista al nuovo ministro delle Politiche Agricole
 
La filiera agroalimentare è uno dei settori economici che più ha resistito alla crisi. Quali sono gli strumenti che il Ministero ritiene di dover adottare per rilanciare i consumi e la spesa delle famiglie?
 
C’è sempre stata la forte convinzione che l’agricoltura fosse un settore anticiclico e, perciò, in grado di resistere meglio alla crisi. Questo però, nella situazione attuale, non è più vero. Il calo dei consumi coinvolge anche l’agroalimentare, quindi il luogo comune dell’anticiclicità sarebbe stato smentito dai numeri, se i produttori non fossero stati in grado di riorientare la commercializzazione delle produzioni verso le esportazioni e l’innovazione. I consumi interni sarebbero stati depressi ancora di più se fosse stata aumentata l’Iva. Invece il Governo ha scongiurato l’aumento, su forte impulso del Pdl che da sempre è una sentinella contro le tasse. La vera soluzione però è lo sviluppo, che dobbiamo rilanciare con tutti i mezzi a nostra disposizione.
 
L’agroalimentare si è dimostrato essenziale volano di export: cosa fare per combattere la contraffazione e il cosiddetto “italian sounding” dei prodotti stranieri?
 
Essere i migliori al mondo in tanti settori dell’agroalimentare ci permette di essere presenti con forza sui mercati internazionali, ma ci espone ai rischi dell’imitazione e della contraffazione. Tutti ci copiano perché siamo i più bravi. Quando leggo sulle etichette di prodotti, venduti all’estero, termini come “mozzarilla” oppure “parmesan” mi piange il cuore e penso che, in quel momento, è la reputazione del sistema produttivo del Paese che viene indebolita. Su questo aspetto perciò dobbiamo essere inflessibili: ho già chiesto ai miei uffici un maggiore coordinamento nei controlli, così come ho insistito molto sul fronte della comunicazione all’estero. Immagino anche azioni diplomatiche a protezione dei nostri marchi sui mercati internazionali. Così come credo che nella fase di definizione degli accordi di libero scambio con gli Stati Uniti dovrà pesare molto – e di questo ne abbiamo già parlato con il Governo francese – l’importanza della tutela dei nostri prodotti a indicazione geografica.
 
L’agricoltura e la produzione agricola: in Italia mancano materie prime, come incentivare la produzione?
 
Il nostro sistema produttivo punta tutto sulla qualità. Abbiamo meno disponibilità di altri Paesi, ma riusciamo, con la passione e la capacità dei nostri produttori, ad avere maggiore valore aggiunto. Il compito della politica è quello di indirizzare e fornire a chi già svolge in modo egregio questo lavoro gli strumenti necessari per lavorare sempre meglio. Per permettere al settore agroalimentare di esprimere tutte le sue potenzialità dobbiamo liberarlo da una serie di impedimenti che lo condizionano. Le parole d’ordine sono defiscalizzazione e semplificazione. Ma anche internazionalizzazione, necessaria per ridare slancio ai nostri imprenditori. In questa prospettiva, l’Expo 2015 è un’occasione importantissima e non possiamo presentarci impreparati. Va colta questa opportunità straordinaria per far sì che sia davvero una vetrina per il nostro Made in Italy, che è la vera forza dell’Italia. In più, voglio ricordare la grande battaglia contro il consumo del suolo. Se non poniamo un freno alla cementificazione dei terreni agricoli sarà ancora più difficile avere un adeguato approvvigionamento di materie prime.
 
Dopo le polemiche della scorsa legislatura sull’articolo 62 e sulla sua applicazione, qual è la posizione del Ministro sull’argomento?
 
Credo che sulla questione sia necessaria, prima di tutto, una grande collaborazione tra tutti gli attori in campo. Considero l’art. 62 una misura importante per i rapporti interni alla filiera perché ha fissato dei tempi certi di pagamento, oltre che l’obbligo di contratti scritti. Ora, dopo una prima fase di assestamento, c’è bisogno di fare i dovuti aggiustamenti per andare incontro alle esigenze di tutti, anche di quanti hanno espresso delle critiche nei confronti della norma.
 
Ricerca in agricoltura: l’Italia ha un grande capitale formato dai giovani ricercatori, agronomi e biotecnologi, che spesso devono affrontare difficoltà occupazionali o scegliere di andare all’estero. Quali azioni mettere in campo per far ripartire l’economia della conoscenza in ambito agricolo e zootecnico e quindi assicurare occupazione anche alle nuove generazioni?
 
Puntare di più sulla ricerca e sullo sviluppo è un modo per sostenere tanto la competitività delle imprese, quanto il livello di occupazione dei nostri ricercatori. Il mio Ministero, attraverso enti come il Cra, è impegnato in prima fila per dare impulso all’innovazione, promuovendo e sostenendo la ricerca. Con la riforma della PAC, su cui abbiamo trovato un accordo in Europa nelle scorse settimane, sono previste inoltre specifiche risorse volte a “rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione”. La riforma individua nell’innovazione il fattore indispensabile per preparare l’agricoltura alle sfide del futuro e, con la politica per la ricerca europea (Horizon 2020), offre ai temi della sicurezza alimentare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile, una certa rilevanza nella ripartizione delle risorse destinate alla ricerca. Sono certa che favorire con concrete politiche di sostegno la ricerca e l’innovazione nelle PMI italiane (del settore agricolo ed agroalimentare) potrà portare ad un aumento della richiesta da parte di queste imprese di capitale umano giovane, formato e preparato con un indubbio vantaggio non solo per i nostri giovani ricercatori, ma anche in termini di competitività per le nostre PMI, in particolare quelle del settore agricolo-alimentare.
 
I recenti scandali alimentari pongono forte il problema della garanzia alimentare dei prodotti di trasformazione – carni, latte, etc .- e la necessità di tenere sempre alta la guardia. Quali sono le strategie per coniugare garanzia alimentare, qualità del prodotto e aumento della quota di mercato?
 
L’attenzione nei controlli sulla filiera agroalimentare è fondamentale e deve essere slegata dalla scoperta o meno di scandali. Dobbiamo tenere sempre alta la guardia. Per fortuna, però, la stragrande maggioranza dei nostri produttori è onesta e ha capito che la vera forza delle nostre eccellenze risiede nella trasparenza e nella affidabilità delle produzioni alimentari. Proprio il settore della carne, dopo lo scandalo “mucca pazza”, ci ha dimostrato quanto sia importante la tracciabilità, l’indicazione chiara dell’origine e dei passaggi di lavorazione. L’etichettatura ha proprio questa funzione: consentire al consumatore una scelta consapevole. Anche quando andiamo in Europa dobbiamo insistere su questi aspetti.

La filiera agroalimentare è uno dei settori economici che più ha resistito alla crisi. Quali sono gli strumenti che il Ministero ritiene di dover adottare per rilanciare i consumi e la spesa delle famiglie?
 
C’è sempre stata la forte convinzione che l’agricoltura fosse un settore anticiclico e, perciò, in grado di resistere meglio alla crisi. Questo però, nella situazione attuale, non è più vero. Il calo dei consumi coinvolge anche l’agroalimentare, quindi il luogo comune dell’anticiclicità sarebbe stato smentito dai numeri, se i produttori non fossero stati in grado di riorientare la commercializzazione delle produzioni verso le esportazioni e l’innovazione. I consumi interni sarebbero stati depressi ancora di più se fosse stata aumentata l’Iva. Invece il Governo ha scongiurato l’aumento, su forte impulso del Pdl che da sempre è una sentinella contro le tasse. La vera soluzione però è lo sviluppo, che dobbiamo rilanciare con tutti i mezzi a nostra disposizione.
 
L’agroalimentare si è dimostrato essenziale volano di export: cosa fare per combattere la contraffazione e il cosiddetto “italian sounding” dei prodotti stranieri?
 
Essere i migliori al mondo in tanti settori dell’agroalimentare ci permette di essere presenti con forza sui mercati internazionali, ma ci espone ai rischi dell’imitazione e della contraffazione. Tutti ci copiano perché siamo i più bravi. Quando leggo sulle etichette di prodotti, venduti all’estero, termini come “mozzarilla” oppure “parmesan” mi piange il cuore e penso che, in quel momento, è la reputazione del sistema produttivo del Paese che viene indebolita. Su questo aspetto perciò dobbiamo essere inflessibili: ho già chiesto ai miei uffici un maggiore coordinamento nei controlli, così come ho insistito molto sul fronte della comunicazione all’estero. Immagino anche azioni diplomatiche a protezione dei nostri marchi sui mercati internazionali. Così come credo che nella fase di definizione degli accordi di libero scambio con gli Stati Uniti dovrà pesare molto – e di questo ne abbiamo già parlato con il Governo francese – l’importanza della tutela dei nostri prodotti a indicazione geografica.
 
L’agricoltura e la produzione agricola: in Italia mancano materie prime, come incentivare la produzione?
 
Il nostro sistema produttivo punta tutto sulla qualità. Abbiamo meno disponibilità di altri Paesi, ma riusciamo, con la passione e la capacità dei nostri produttori, ad avere maggiore valore aggiunto. Il compito della politica è quello di indirizzare e fornire a chi già svolge in modo egregio questo lavoro gli strumenti necessari per lavorare sempre meglio. Per permettere al settore agroalimentare di esprimere tutte le sue potenzialità dobbiamo liberarlo da una serie di impedimenti che lo condizionano. Le parole d’ordine sono defiscalizzazione e semplificazione. Ma anche internazionalizzazione, necessaria per ridare slancio ai nostri imprenditori. In questa prospettiva, l’Expo 2015 è un’occasione importantissima e non possiamo presentarci impreparati. Va colta questa opportunità straordinaria per far sì che sia davvero una vetrina per il nostro Made in Italy, che è la vera forza dell’Italia. In più, voglio ricordare la grande battaglia contro il consumo del suolo. Se non poniamo un freno alla cementificazione dei terreni agricoli sarà ancora più difficile avere un adeguato approvvigionamento di materie prime.
 
Dopo le polemiche della scorsa legislatura sull’articolo 62 e sulla sua applicazione, qual è la posizione del Ministro sull’argomento?
 
Credo che sulla questione sia necessaria, prima di tutto, una grande collaborazione tra tutti gli attori in campo. Considero l’art. 62 una misura importante per i rapporti interni alla filiera perché ha fissato dei tempi certi di pagamento, oltre che l’obbligo di contratti scritti. Ora, dopo una prima fase di assestamento, c’è bisogno di fare i dovuti aggiustamenti per andare incontro alle esigenze di tutti, anche di quanti hanno espresso delle critiche nei confronti della norma.
 
Ricerca in agricoltura: l’Italia ha un grande capitale formato dai giovani ricercatori, agronomi e biotecnologi, che spesso devono affrontare difficoltà occupazionali o scegliere di andare all’estero. Quali azioni mettere in campo per far ripartire l’economia della conoscenza in ambito agricolo e zootecnico e quindi assicurare occupazione anche alle nuove generazioni?
 

Puntare di più sulla ricerca e sullo sviluppo è un modo per sostenere tanto la competitività delle imprese, quanto il livello di occupazione dei nostri ricercatori. Il mio Ministero, attraverso enti come il Cra, è impegnato in prima fila per dare impulso all’innovazione, promuovendo e sostenendo la ricerca. Con la riforma della PAC, su cui abbiamo trovato un accordo in Europa nelle scorse settimane, sono previste inoltre specifiche risorse volte a “rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione”. La riforma individua nell’innovazione il fattore indispensabile per preparare l’agricoltura alle sfide del futuro e, con la politica per la ricerca europea (Horizon 2020), offre ai temi della sicurezza alimentare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile, una certa rilevanza nella ripartizione delle risorse destinate alla ricerca. Sono certa che favorire con concrete politiche di sostegno la ricerca e l’innovazione nelle PMI italiane (del settore agricolo ed agroalimentare) potrà portare ad un aumento della richiesta da parte di queste imprese di capitale umano giovane, formato e preparato con un indubbio vantaggio non solo per i nostri giovani ricercatori, ma anche in termini di competitività per le nostre PMI, in particolare quelle del settore agricolo-alimentare.
 
I recenti scandali alimentari pongono forte il problema della garanzia alimentare dei prodotti di trasformazione – carni, latte, etc .- e la necessità di tenere sempre alta la guardia. Quali sono le strategie per coniugare garanzia alimentare, qualità del prodotto e aumento della quota di mercato?
 
L’attenzione nei controlli sulla filiera agroalimentare è fondamentale e deve essere slegata dalla scoperta o meno di scandali. Dobbiamo tenere sempre alta la guardia. Per fortuna, però, la stragrande maggioranza dei nostri produttori è onesta e ha capito che la vera forza delle nostre eccellenze risiede nella trasparenza e nella affidabilità delle produzioni alimentari. Proprio il settore della carne, dopo lo scandalo “mucca pazza”, ci ha dimostrato quanto sia importante la tracciabilità, l’indicazione chiara dell’origine e dei passaggi di lavorazione. L’etichettatura ha proprio questa funzione: consentire al consumatore una scelta consapevole. Anche quando andiamo in Europa dobbiamo insistere su questi aspetti.

 

Cosimo Colasanto